L’enorme sviluppo che ha conosciuto la tecnologia fotovoltaica negli ultimi anni ha attirato l’interesse di investitori e produttori.
I territori hanno visto nascere campi fotovoltaici di svariati megawatt di potenza, e ditte produttici si sono inserite nel tempo nel business dei pannelli fotovoltaici.
Ma questa “corsa al fotovoltaico” ha fatto registrare anche in qualche caso una scarsa attenzione alla qualità dei prodotti, con la conseguenza che la resa energetica degli impianti ne ha risentito.
In particolare i pannelli di fabbricazione cinese, più economici rispetto ai rispettivi di fabbricazione europea, hanno drogato il mercato riducendo, però la qualità degli impianti stessi.
Il quarto conto energia emesso dal governo rimette però le cose a posto, perchè tra i vari bonus, riconosce un 10% in più agli impianti di fabbricazione europea, che generalmente sono sottoposti ad una serie di controlli e collaudi superiori.
Il marchio di garanzia è assicurato da severe prove di simulazione di resa, che diventano anche strumento per le banche per concedere i finanziamenti necessari alla realizzazione degli impianti, condizione quasi indispensabile nel caso di realizzazione di impianti di grosse dimensioni.
Sarebbe utile prevedere, in accordo e a valle delle certificazioni delle singole case produttrici, anche un organo di controllo indipendente, che certificasse in maniera imparziale la resa dei singoli pannelli fotovoltaici, sulla falsariga di quanto avviene nel mondo automobilistico con l’ente di test della TUV.
In tal modo sarebbe possibile offrire all’impiantista, al cliente finale e alle banche, un giudizio indipendente sulla qualità del prodotto finale, costringendo anche i produttori cinesi ad uno sforzo ulteriore per mettersi al passo con la qualità dei prodotti europei.
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